lunedì 9 maggio 2016


Il signor Fernando mi ha scritto:
Gentile Sig. Abastanotti,
la signora Carla, mia parente acquisita (moglie di mio nipote), ha avuto la bellissima idea di regalarmi tre suoi libri, prendendo spunto dal mio interesse per la Prima Guerra Mondiale: “Del mio lungo silenzio”. “Il garibaldino nella foto” e “ Dov’è Nikolajewka?”.
Li ho letti tutti e tre con grande interesse e desidero pertanto - approfittando del biglietto da visita rinvenuto in uno di essi – esprimerle il mio ringraziamento e compiacimento.
DEL MIO LUNGO SILENZIO ha attirato ovviamente la mia maggiore attenzione essendo io impegnato in un ciclo di lezioni sulla Prima Guerra Mondiale all’Università della Terza Età di Gorizia quale appassionato di quella storia. La passione è nata dall’aver svolto alcuni anni di servizio, quale ufficiale dell’esercito, in quelle aree. E le dico subito che dal libro ho tratto diversi spunti per le mie lezioni (e di questo la ringrazio).
Ho molto apprezzato l’idea di mettere a confronto le lettere delle due categorie di combattenti: le persone più umili, come i contadini, e gli istruiti. In genere si riportano gli scritti solo dei primi. Bellissimo poi unificare le storie di un’intera scuola.
Volendo riportare in sintesi le mie conclusioni direi che, mentre era ovvio che gli studenti, i professionisti ecc– più coinvolti dall’atmosfera patriottica creata dalla corrente favorevole all'intervento - esprimessero una totale adesione alla guerra “risorgimentale”, mi si è confermata l'idea che, tutto sommato, anche i meno istruiti avessero accettato la guerra come un dovere. Non che non ne descrivessero la parte tragica in modo molto più drammatico degli altri, ma la consideravano ineluttabile e sicuramente giusta. Andavano cioè alla guerra con lo stesso senso del dovere (e di rassegnazione) con cui al mattino andavano nei campi. D’altra parte se non ci fosse stata anche un’intima convinzione, nessuna ferrea disciplina e nessun tribunale avrebbero potuto far superare ai soldati le situazioni estreme di sacrificio e sofferenza cui sono stati sottoposti.
Un’ultima osservazione. Molto spesso si leggono critiche durissime ai nostri generali per come è stata condotta la guerra. Critiche giuste. Ma occorre tener presente che allora la guerra si faceva così, in tutti i fronti. L’impiego a massa dei soldati contro le mitragliatrici e il reticolato era prassi comune; e se vediamo la percentuali delle nostre perdite (e noi eravamo sempre all’attacco) constatiamo che siano inferiori a quelle degli altri eserciti. Circa Cadorna, dobbiamo tener conto che, avendo saputo solo dalla stampa francese del nostro prossimo intervento, ha dovuto in pochissimo tempo creare dal nulla un esercito, portarlo a combattere, ribaltare i piani tattici e logistici, tutti impostati sulla Triplice Alleanza. Bisogna riconoscere che il compito non era facile, anche considerati gli aspetti fisici e sociali dell'Italia.
IL GARIBALDINO NELLA FOTO mi ha fatto piacevolmente tornare alle storie del risorgimento ultimamente un po’ abbandonate. Tra l’altro non avevo consapevolezza di quanti bresciani e bergamaschi fossero stati i protagonisti di dette storie. La figura di Carlo Trebaldini e la sua passione per Garibaldi, tipica di tanti giovani di allora, sono rese molto bene, così come l’ambiente della provincia bresciana. Piacevolissima e originale lettura.
DOV’E’ NIKOLAJEWKA è un libro che mi ha colpito per due motivi. Il primo riguarda la bella trovata del nonno che non parla delle sue vicende di guerra con nessuno e poi si scioglie con la sua nipotina. Il non voler parlare della guerra è un fatto molto comune, tanto più se la guerra è stata dura (non si sarebbe capiti) e specie se è finita male: c’è poca gloria). Una nipotina curiosa e affettuosa può essere la molla. Lo affermo con cognizione di causa perché ho anch’io una sola nipotina (14 anni), unica a farmi domande sul mio passato militare.
Il secondo motivo riguarda l’atmosfera di tragedia che il libro è riuscito a rappresentare. Sappiamo tutti cosa è stata la ritirata di Russia. Ma sicuramente ci vuole una buona dose di abilità per trasmetterla al lettore. Cosa che lei ha realizzato molto bene e di cui mi compiaccio. La seconda guerra mondiale è stata ovviamente una guerra disgraziata. Molti sono i morti di cui non vi è traccia né ricordo nei libri. La guerra di Russia, il cui dramma è pari a pochi altri, deve essere ricordata. Farlo con l’efficacia ottenuta nel suo libro costituisce senz’altro un elemento molto positivo e meritorio.
Grazie, sig. Abastanotti. La saluto cordialmente

giovedì 5 maggio 2016

Giordano mi ha scritto:
Carissimo,
ho ultimato ieri il tuo libro ” Il garibaldino nella foto”
La lettura è stata sorprendentemente piacevole
avvincente ed interessante.
Le vicende storiche descritte sono ben
inserite e non appesantiscono il racconto.
Gli inserti dialettali colorano quel tanto che basta il racconto
così come le strutture stilistiche non sono mai ridondanti.
A voler trovare un difetto a tutti i costi
a me personalmente sarebbe piaciuto un titolo (forse) più accattivante.

Complimenti ancora
Ciao

GRUMELLO DEL MONTE  20 APRILE 2016
ore 20.30
VALLIO TERME Piazza della Biblioteca
22 APRILE ore 20.30